Editoriale straordinario
- USO Channel
- 22 gen
- Tempo di lettura: 3 min
Dopo una lunga pausa, dettata dagli impegni richiesti (e non certo dai risultati come qualcuno potrebbe ipotizzare), torniamo ad analizzare la stagione in casa Galaxy. USO Channel non ha mai lesinato elogi quando meritati, e non si tirerà certo indietro nel fornire critiche costruttive dove necessario. Dopo un periodo che ha suscitato più di una perplessità, è il momento di fare il punto della situazione, analizzando ogni aspetto con onestà intellettuale. Questa analisi non vuole essere un atto d'accusa, ma uno spunto di riflessione per tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei Galaxy.
Partiamo dalle fondamenta. L'estate ha visto molti protagonisti di una pagina importante della storia giallorossa preparare le valigie. Dopo aver raggiunto per la prima volta le Fasi Finali nella categoria Open, i Galaxy hanno salutato Belotti, Lamberti, Eddiraoui, Gazzoli, Gamba e Mazzetti A., per scelte personali o tecniche. Oltre a Riolo e, a stagione iniziata Mazzucchelli, il mercato ha portato volti noti come Cartella e Zammarchi. Bonomini è stato ufficializzato in rosa dopo l'ottima seconda parte della scorsa stagione, mentre si è giustamente deciso di aspettare il pieno recupero di Mazzetti M. dalla ricostruzione del crociato lesionatosi la scorsa stagione.
Ma la vera doccia fredda è stata senza dubbio l'infortunio di Bergamaschi. Una tegola pesante, che lo terrà lontano dai campi – incrociando le dita – almeno fino al prossimo settembre. Un'assenza rumorosa che ha inevitabilmente inciso sulle dinamiche della squadra.
Il campo, giudice inappellabile, ha emesso finora una sentenza severa: 7 punti in 13 partite. Un bottino decisamente magro, che stride con le prestazioni a cui ci eravamo abituati. Certo, un rendimento del genere potrebbe essere comprensibile di fronte a una superiorità schiacciante degli avversari. Ma non è questo il caso. Anzi, ci troviamo a rimuginare su quante partite siano state gettate alle ortiche, quanti punti persi per strada a causa di atteggiamenti confusionari e di una preoccupante tendenza a subire gol per primi.
Non è tanto una questione di qualità tecniche, individuali o di squadra (pur con un inevitabile ridimensionamento rispetto agli anni d'oro), quanto di mentalità. È proprio la testa, l'approccio alle partite e agli allenamenti, a destare le maggiori preoccupazioni e a rendere questo tunnel apparentemente senza fine. In questa delicata situazione di classifica, è innegabile che l'aria sia pesante e la tensione palpabile. Eppure, non tutti sembrano percepire fino in fondo la gravità della situazione e le possibili conseguenze. Una retrocessione rappresenterebbe il fallimento di un progetto nato nel 2016, un progetto che ha regalato pagine memorabili a chiunque abbia vestito questa maglia.
Nel corso di questi mesi, abbiamo assistito a comportamenti che hanno anteposto l'ego personale al bene della squadra, vanificando gli sforzi di chi cercava di tenere unito uno spogliatoio che, ancora oggi, mostra troppe crepe silenziose e poche azioni concrete per raggiungere la salvezza. Sorge spontanea una domanda: dov'è finito l'orgoglio? È possibile che si ripetano sempre gli stessi errori senza che scocchi mai una scintilla di reazione? È possibile che chi ha veramente a cuore le sorti di questa squadra non riesca a trascinare il resto del gruppo? È possibile uscire dal campo con la consapevolezza di non aver dato il massimo ed essere comunque soddisfatti? Evidentemente, la risposta è sì.
È vero, in campo scendono i giocatori, e saranno sempre loro a determinare l'esito delle partite. Ma non possiamo ignorare l'evidente confusione che ha caratterizzato anche la dirigenza. Valenza e Caracciolo sembrano navigare a vista dopo mesi di risultati osceni. Nessuno mette in dubbio la loro sofferenza e i loro tentativi di raddrizzare una stagione nata male. Tuttavia, ancora oggi, sembrano non aver individuato le radici dei problemi che affliggono i Galaxy da agosto.
Al di là delle scelte tattiche, che non commenteremo per rispetto dei ruoli, restano irrisolti molti interrogativi sulla credibilità di alcune decisioni. Se è vero che ogni giocatore è diverso dall'altro in campo, questa verità dovrebbe essere ancora più valida fuori. A Castegnatello, però, non sembra essere così. Resta inoltre incomprensibile l'assenza di una sana e giustificata rabbia agonistica nelle situazioni più critiche, preferendo invece una continua predicazione di calma e concentrazione.
In conclusione, la situazione dei Galaxy ad oggi è critica e richiede un'inversione di rotta immediata. Non si tratta solo di risultati sul campo, ma di una profonda riflessione su valori, mentalità e obiettivi. Ogni componente, dai giocatori alla dirigenza, è chiamato a fare la propria parte con responsabilità e orgoglio, per evitare un epilogo che nessuno si augura. Il futuro del progetto Galaxy, e di chi lo sostiene da anni con impegno e passione, è nelle mani di chi lo vive oggi.
Ora e sempre, #halaUSO!
Comments